sabato, ottobre 14, 2006

Build a boss (online)



Chapeau per fantasia e simpatia ai consulenti di DDI che hanno affiancato a un sondaggio sui boss, sul "capo" all'italiana, un piccolo gioco online per costruirsi appunto il boss ideale (o *la* boss ideale: sondaggio e gioco affrontano anche la questione di genere, come si dice nel gergo politicamente corretto).

Many employees say lack of trust and "being everyone's friend" are their boss's primary faults, according to a survey co-sponsored by human resource consulting firm Development Dimensions International (DDI).
The survey, which was conducted in advance of Boss's Day on Oct. 16, also finds male bosses rated high for being "arrogant" and female bosses were criticized for not delegating. In coordination with the survey, DDI will launch a Web tool - Build-A-Boss - allowing users to create their ideal boss with four traits of their choice.

Build a boss

Omaggi a hexholden, qui su fondamenti e soprattutto su infoservi, per la graziosa segnalazione 8)

giovedì, maggio 11, 2006

Filosofi infoservi

I consulenti di "experience design" si sono accorti che la filosofia può tornare utile. In effetti l'esperienza è un tema piuttosto classico in filosofia... Ne parliamo su Infoservi

lunedì, marzo 20, 2006

La fiducia

Mi chiedo se sia possibile ragionare in maniera strutturata sul tema della “fiducia”. Sicuramente un “fondamento”, ma mi sembra anche attinente a “filosofia e organizzazioni”. Sarà che sono particolarmente sensibile a questo aspetto in quanto giornalista, e la fiducia tra lettore e media è non solo un fondamento, ma una regola prima dalla quale discende quasi tutto: il valore della testata, le regole deontologiche, eccetera (per quanto attualmente ciò sia vero, purtroppo, sul piano puramente teorico). Che sia significativo anche in un ambito più ampio del settore della comunicazione lo ha detto anche Richard Edelman in questo post (segnalo l'ultimo paragrafo: "CEOs of PR firms [should] sign onto a code of proper behavior").

Però mi sembra giocare un ruolo anche nelle strutture aziendali, e soprattutto per le linee verticali degli organigrammi. Nella mia esperienza di manager (o middle-manager, o mini-micro-manager), vedo che la fiducia nel proprio capo (e quella che hanno su di te i tuoi riporti) gioca un buon ruolo quantomeno sul piano motivazionale. Si è meglio disposti a consegnare a chi sta sopra di noi il “valore aggiunto” (credo termine più appropriato sarebbe “plusvalore” ;) che si è in grado di creare, se si sa che costui / costei ricambierà in qualche modo (responsabilità, premi, trasparenza, qualità dei progetti, anyway). Idem per il rapporto con i livelli organizzativi “sotto”: si può chiedere di più ai propri collaboratori se questi sanno che, in qualche modo, si è portati a riconoscere il contributo, o almeno a provarci.

Non vorrei questa fosse considerata un’idea romantica dell’azienda e delle organizzazioni. In realtà alla base c’è il pensiero che una struttura a team motivati possa funzionare, offrendo una produttività spesso superiore a quella di strutture basate su ruoli e procedure, dove quindi l’elemento umano è secondario. A mo’ di esempio estremo di questo modello mi viene in mente l’esercito americano, che dal punto di vista organizzativo è rinomato per essere un colabrodo. Ne dà un’idea Monica Maggioni in “Dentro la guerra”, Longanesi.

Sotteso a questo tema credo ci sia il dilemma tra “management” e “leadership”. Non credo però che questo abbia una soluzione univoca, credo anzi siano necessari entrambi gli elementi. Mi chiedo dunque se non possa funzionare invece un modello che, inventando un termine al momento perché non me ne viene in mente un altro, di “self-conscious-company”. Non che pensi che la fiducia possa essere un elemento strutturale o normativo. Ma credo dovrebbe ispirare delle riflessioni quantomeno comportamentali, se non anche deontologiche.

mercoledì, febbraio 15, 2006

Come dormono la notte

"I simply don't understand how your corporate leadership sleeps at night". Sembra Michael Moore? Invece no, è un rappresentante del Congresso degli Stati Uniti a proposito della condotta di quattro big rispetto alle restrizioni imposte dal governo cinese. Si parla di Microsoft, Yahoo, Cisco Systems e Google - i quali hanno ovviamente le loro contro-argomentazioni Leggerei la storia per esempio su BBC News. Un possibile esercizio: mi chiedo che farei io se avessi un'opportunità lì.

domenica, febbraio 05, 2006

Utilities blasfeme

Appena finito di leggere e direi di guardare USER. INFOTECHNODEMO di Peter Lunenfeld, con i visuals di Mieke Gerritzen. Lunenfeld fa il professore in California. Ha scritto molto su tecnologia ed estetica. Gerritzen, una designer, è di Amsterdam.

USER ha un aspetto diverso dal solito saggio: è un piccolo volumetto di pagine fitte di simboli e caratteri stampati in maiuscolo, frasi composte ad epigrafe, colori sgargianti e campiture che riempiono ogni spazio libero. Il bianco è una rarità, una specie di horror vacui tipografico. Il primato "visivo" creato dai media qui si trasferisce anche alla forma dell'indagine critica e teorica. Non lo si confonderà sugli scaffali.

USER argomenta in modo fine, tagliente e per nulla celebrativo su una serie di prospettive del nostro presente, accomunate dalla presenza e dal ruolo delle tecnologie dell'informazione. Una presenza e un ruolo così determinante da essere essenziale alla compresione della vita stessa: "In so many places, information technology (IT) seeps into the fabric of everyday life the way that religion used to. WHile one could blaspheme in the Middle Ages, it was well-nigh impossible to actually disbelieve in God". E un po' blasfemo mi sembra che Lunenfeld lo sia - sia detto a suo merito, specie in tempi come questi, dove parecchi sono pronti a fustigare il laico e scusare l'intolleranza zelante dell'uomo pio.

Senza pretesa di ricostruire qui il libro, mi pare che valga la pena di seguirlo e divertirsi pure mentre ricostruisce le fila che forse tengono assieme home video, personal computing e software di produttività personale con pornografia, solitudine, masturbazione e paranoia organizzatrice. Il tutto è presentato come una rassegna di "utilities", rimanendo non casualmente dentro il linguaggio della tecnologia. Ma la modestia di Lunenfeld, credo non del tutto sincera, non deve trarre in inganno. Tutto sommato qui si discute di religione, in modo critico. Mi ricorda la filosofia in questo senso.

Peter Lunenfeld, USER, visuals Mieke Gerritzen, MIT Press, Cambridge (MA), 2005. Si trova facilmente su Amazon.

sabato, gennaio 14, 2006

ancora aut aut

Ma quanto ci abbiamo messo a trovare la copia di Aut Aut sulle "retoriche del management"? Troppo direi ;)

Vedi la scheda (con possibilità d'acquisto) dal sito della libreria Hoepli di Milano.

Ok, fondamenti ha qualche travaglio di sviluppo ma non disperiamo. Abbiamo dovuto spostarlo da Livejournal dove l'avevamo aperto ormai tre anni fa su Blogger - anche se non si tratta per ora che di un progetto e pochi post. Stiamo reclutando qualche autore, qualche professionista un po' riluttante alla scrittura selvatica e distribuita del blog.

Sul numero di Aut Aut ci sarebbe da raccontare a parte. Ho letto un articolo per me interessante su Powerpoint e le presentazioni aziendali. Mi è piaciuta l'idea di affrontare la presentazione che delle retoriche del management è certamente un perno tenendo assieme le considerazioni sul linguaggio e sullo strumento, sulle pratiche degli individui e sulle pratiche delle macchine per dire così - le macchine, "masse mancanti" della rappresentazione sociale come scriveva Bruno Latour. L'articolo meriterebbe disamina e discussione. Non posso ora, speriamo appunto nella scrittura collaborativa ;))